Esaminare i punti deboli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di ciascun Paese membro dell’Unione europea è decisivo per minimizzare le probabilità di incidenti nell’attuazione che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi strategici di Next Generation-Eu, dalla convergenza economica e sociale tra Stati membri all’ambiziosa transizione ecologica e digitale. Proprio la sottovalutazione diquest’ultima sfida è un rischio comune a tutto il continente. Tale prima criticità, nel caso specifico dell’Italia, è aggravata dal fatto che il PNRR non alloca risorse adeguate per incentivare la ristrutturazione dell’apparato produttivo nazionale e per facilitare una maggiore articolazione dei mercati finanziari. Nel Policy Brief, si rileva una seconda criticità: se l’ingente ammontare di risorse pubbliche europee e italiane mobilitate non sarà utilizzato in modo efficace ed efficiente, dopo il 2023 il rischio è di ritrovarsi con un Paese che sarà ancora più indebitato ma che non avrà rafforzato il proprio tasso potenziale di crescita. La terza criticità risiede nella possibilità che le riforme non incidano sull’effettivo funzionamento della nostra burocrazia e della nostra giustizia e sulle strutture di mercato. Quarta e ultima criticità: l’insufficiente attenzione ai processi di monitoring, cioè il monitoraggio in corso d’opera che segnali, nel più breve tempopossibile, ritardi o distorsioni di attuazione.
Policy Brief n. 42/2021: Non solo opportunità. Alcuni punti deboli del PNRR italiano, Marcello Messori